Le dita scorrono lascive tra i peli ispidi, duri, brunastri. Coi polpastrelli sento la tua pelle morbida, un po' grinzosa. Mugoli di piacere mentre indugio sulle piccole cicatrici nascoste, dove bisturi e tecnologia hanno contribuito a tenere in vita ciò che la natura voleva morto. All'improvviso, tocco la tua carne glabra, turgida, più imponente di quanto mi aspettassi. La stringo tra le unghie, strappandoti un grido di sorpresa e dolore.
Vè che c'hai proprio le orecchie grandi.
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